Le uova sono un alimento spesso demonizzato, perché considerato troppo grasso, fautore di problemi cardiaci o addirittura cancerogeni. Nulla di più falso, come in tutte le cose, esiste una dose consigliata, oltre la quale sarebbe meglio non andare. Come insegnano i nostri centenari Sardi, deve essere un alimento immancabile nelle nostre tavole. Secondo recenti studi, mangiare uova può portare il nostro organismo a mantenersi in forma ed essere benefico per la nostra vista e inoltre previene la maculopatia senile, patologia legata all’invecchiamento. La maculopatia è una malattia degenerativa, che può portarci col tempo ad avere gravi danni alla vista. Lo studio è stato condotto in Australia dal Westmead Institute for Medical Research ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Clinical Nutrition.
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L’uovo
Una fonte di nutrienti e poche calorie
La dose consigliata è di due uova al giorno massimo, perché i nutrienti contenuti sono sufficienti per un pasto. Un solo uovo ha un apporto di 80 calorie e contiene vitamine, proteine, colina, ferro, zinco, antiossidanti luteina, zeaxantina e amminoacidi essenziali. Questi nutrienti, sono contenuti per la maggior parte nel tuorlo, che contiene delle proteine nobili molto utili per il nostro organismo.
I benefici per i nostri occhi, derivanti dal consumo delle uova
Come abbiamo detto il tuorlo contiene molti nutrienti. Possiamo considerare il tuorlo come un’ottima fonte di vitamina A, che è indispensabile per avere una buona visione notturna.
Se dovessimo avere una carenza di questa vitamina oppure di beta-carotene, potremmo avere un’alterazione della capacità visiva al buio oppure nel crepuscolo. Non solo, si potrebbero avere dei danni alla congiuntiva e alla cornea causati dall’ostruzione dei dotti lacrimali.
Consumo giornaliero
Quante uova consumare per avere dei benefici
Secondo la ricerca svolta, un consumo regolare di due o quattro uova settimanali, sarebbe in grado di ridurre i rischi di ammalarsi del 62% rispetto a chi mangia meno di un uovo settimanale. Chi è già affetto dalla malattia, vede una riduzione della progressione della malattia alla fase avanzata, in una percentuale tra il 54% ed il 65%.
Questo studio è stato svolto grazie a 3.654 partecipanti, di età superiore ai 49 anni. Essi sono stati monitorati per ben 15 anni, periodo in cui hanno compilato questionari per valutare le abitudini alimentari e sono stati visitati regolarmente. L’autore dello studio è il prof. Bamini Gopinath, docente di Epidemiologia presso Australia dal Westmead Institute for Medical Research, noto ateneo australiano.