Ti capita mai di entrare al ristorante e vedere bimbi molto piccoli, seduti accanto ai genitori, con gli occhi incollati allo schermo di uno smartphone?
È una scena ormai abituale.
Quando mamma e papà sono stanchi o troppo impegnati, spesso il telefono diventa un alleato prezioso per intrattenere i figli con cartoni animati e giochi.
Così gli adulti possono concedersi qualche minuto di tranquillità.
Ma questa immagine quotidiana porta con sé una domanda inevitabile:
quanto è sano, per un bambino, trascorrere così tanto tempo davanti agli schermi?
Sei sei un genitore, una madre o un padre, probabilmente ti sei già posto questo interrogativo. Forse, hai un bambino piccolo, che non va ancora alle elementari e ti sei trovato a chiederti se sia giusto lasciargli guardare i cartoni sul telefono mentre mangia.
O magari hai un figlio più grande, un adolescente che passa ore davanti ai videogiochi e sembra interagire con i coetanei soltanto attraverso i social. Probabilmente, se questo è il tuo caso, ti domandi se sia opportuno limitare la sua permanenza di fronte allo schermo prima che il divertimento lasci il campo alla dipendenza da internet e smartphone.
Migliaia di famiglie si confrontano con questo dilemma.
Proprio per questo, pediatri e psicologi hanno tracciato delle linee guida ufficiali, utili a orientare i genitori nel definire un equilibrio tra tecnologia e vita reale.
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Bambini e ragazzi davanti agli schermi. Ecco le linee guida degli esperti
La permanenza di bambini e ragazzi davanti agli schermi è un tema all’ordine del giorno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le principali società di pediatria hanno tracciato delle linee guida chiare, che ci danno indicazioni per le diverse fasce d’età.
Sotto i 2 anni: niente schermi. In questa fase lo sviluppo cerebrale è rapidissimo e i bambini piccoli hanno bisogno di interazione reale con genitori e ambiente. Gli stimoli provenienti dal mondo virtuale non possono (e non devono) sostituirsi all’esperienza diretta con il mondo circostante, fatta di voci, sguardi, movimento e contatto fisico. È proprio attraverso queste relazioni concrete che il bambino costruisce le basi della sicurezza affettiva e dello sviluppo cognitivo;
Dai 2 ai 5 anni: il tempo di permanenza di fronte allo schermo di dispositivi digitali, smartphone, tablet ma anche tv, dovrebbe essere inferiore a un’ora al giorno. Se si vuole iniziare il proprio bimbo a una dieta digitale a quest’età, occorre scegliere contenuti adatti e di qualità. Inoltre, non bisognerebbe mai lasciarlo solo davanti allo schermo: la visione dovrebbe sempre essere accompagnata da un adulto;
Dai 6 agli 11 anni: non ci sono limiti rigidi, ma si raccomanda di stabilire regole chiare: è di fondamentale importanza bilanciare il tempo digitale con altre attività. Gioco libero, sport, sonno adeguato, interazioni sociali e familiari devono restare al centro.
Adolescenti (12-18 anni): l’uso di internet e dispositivi digitali va monitorato. Gli esperti suggeriscono di evitare che il ragazzo abbia accesso alla connessione nelle ore notturne, di limitare l’uso dei dispositivi in camera da letto e di favorire attività alternative offline.
Queste indicazioni non servono a demonizzare la tecnologia. Al contrario, hanno l’obiettivo di aiutare le famiglie a trovare un equilibrio: internet e smartphone possono essere strumenti utili e stimolanti, capaci di aprire alla conoscenza del mondo.
A patto, però, che non diventino l’unico tramite del contatto con l’esterno.
Screen time. I rischi di un uso eccessivo di internet nei bambini e adolescenti
Diversi studi hanno messo in luce i rischi connessi all’utilizzo di schermi da parte di giovani e giovanissimi.
Sopratutto quando questo utilizzo è molto precoce.
Secondo una ricerca pubblicata su JAMA Pediatrics e riportata da State of Mind i bambini che all’età di un anno trascorrono più di due ore al giorno davanti a un dispositivo hanno una probabilità del 61% più alta di sviluppare ritardi nelle abilità comunicative entro i due anni di età, rispetto ai proprio coetanei esposti meno di un’ora al giorno.
Non solo: lo studio evidenzia anche una correlazione con difficoltà di problem-solving e con il rischio di ritardi in altre aree dello sviluppo cognitivo e sociale.
In altre parole, un eccesso di screen time nella primissima infanzia può limitare le esperienze reali — gioco libero, esplorazione, interazioni con adulti e coetanei — che rappresentano il vero nutrimento per la crescita psicologica ed emotiva.
Con la crescita, i rischi cambiano forma. Nei bambini in età scolare un uso eccessivo dei dispositivi elettronici può produrre conseguenze come:
Difficoltà di concentrazione e calo del rendimento scolastico. Smartphone e tablet con app, giochi e social che inviano continuamente notifiche sonore, luminose o sotto forma di vibrazione creano uno stato di iperstimolazione costante. Il bambino, che spesso tiene il cellulare vicino mentre fa i compiti o mentre è impegnato in altre attività, viene interrotto di continuo e fatica a mantenere l’attenzione su un compito per un tempo prolungato. A lungo andare, questa frammentazione cognitiva può riflettersi sul rendimento scolastico, riducendo la capacità di memorizzazione, di lettura profonda e di ragionamento critico.
Disturbi del sonno. Tanti ragazzi e adolescenti restano svegli di notte per giocare online o chattare con gli amici. Magari anche tu, da ragazzino, ti nascondevi con la torcia sotto le coperte per leggere quel giornaletto che adoravi fino a tarda notte… ma c’è una differenza profonda in questi comportamenti.
L’esposizione serale alla luce blu emessa dagli schermi, infatti, altera la produzione di melatonina, con un impatto profondo sul ritmo sonno-veglia regolato da questo ormone. Ecco, allora, che i ragazzi faticano ad addormentarsi e a riposare le ore necessarie a recuperare.
Sedentarietà e scarso movimento. Il tempo trascorso davanti agli schermi riduce inevitabilmente quello dedicato ad attività fisiche, gioco all’aperto o sport. Una vita troppo sedentaria in età evolutiva può favorire sovrappeso e difficoltà motorie, oltre a ridurre occasioni di socializzazione spontanea con i coetanei.
In età adolescenziale, a questi rischi se ne sommano altri come la tendenza all’isolamento sociale, ansia e stress alimentate dalla FOMO e dal confronto costante con i propri coetanei, un confronto a cui spesso non sfuggono nemmeno gli adulti.
Come limitare l’uso di internet e del cellulare ai figli. App di controllo, strategie e consigli
“Mamme, anche voi usate Family Link?”
Quante volte capita di leggere domande simili nei gruppi WhatsApp dei genitori o sui forum online. Negli ultimi anni, da quando internet e gli smartphone sono diventati pane quotidiano, molti adulti si interrogano su quali strumenti possano davvero aiutare a gestire il rapporto dei figli con la tecnologia e, in particolare, quali app installare per limitare l’uso del telefono ai propri ragazzi.
Le applicazioni di parental control – come Family Link e altre simili – permettono di monitorare il tempo trascorso davanti allo schermo.
Si possono impostare blocchi per siti inappropriati, definire limiti di tempo, ricevere notifiche sull’utilizzo delle app e perfino bloccare da remoto lo smartphone.
In apparenza, questi strumenti ci consentono di controllare i nostri figli, tutelandoli dai rischi del mondo virtuale.
Ma si tratta soltanto di un’illusione.
Innanzitutto, per molti ragazzi è piuttosto semplice bypassare i filtri e i blocchi imposti da queste applicazioni. Basta una rapida ricerca sul web per scoprire come aggirare le limitazioni, scaricare strumenti alternativi o creare account nascosti, invisibili a mamma e papà.
Provate a digitare su Google “Mio figlio sa sbloccare family link” e a consultare qualcuno dei risultati…
Ma al di là dei limiti tecnici delle app di parental control, il problema di fondo è educativo.
L’app, frustrando i suoi tentativi di aprire Instagram o di mandare un messaggio su Whatsapp, lo obbliga a rispettare le regole.
Ma non lo aiuta a costruire un rapporto sano con la tecnologia né a sviluppare capacità di autoregolazione e senso di responsabilità.
La vera sfida educativa quando parliamo di screen time non è “bloccare” i dispositivi, ma educare i nostri figli a un uso consapevole.
Questo significa stabilire regole chiare, dialogare apertamente, proporre alternative e, soprattutto, dare l’esempio con il proprio comportamento digitale.
Come può un bambino o un ragazzo imparare a non cercare costantemente lo smartphone per distrarsi se mamma e papà se lo portano anche a tavola o sul divano la sera?
Le parole contano, certo. Ma prima ancora, contano i gesti e i comportamenti quotidiani.
I figli, infatti, imparano da ciò che vedono e tendono a riprodurre il modello che gli diamo.
Per questo, prima ancora di pretendere un cambiamento dai figli, è importante che i genitori si chiedano: quale rapporto ho io con la tecnologia? Che esempio sto dando?
E se, nonostante regole e buone intenzioni, l’uso di internet e telefonino diventa fonte di conflitti continui, ansia o isolamento, può essere il momento di chiedere aiuto a un esperto, che possa aiutare la famiglia a ritrovare un equilibrio.
Sul sito de Il Filo di Arianna trovi un approfondimento dedicato proprio al tema della dipendenza da smartphone negli adolescenti, con spunti utili per capire quando l’uso si trasforma in abuso, superando la soglia della normalità e quali sono i segnali che dovrebbero metterti in allarme come genitore.
Oltre a risorse informative, nello stesso sito potrai scoprire il servizio di supporto psicologico rivolto ad adolescenti e famiglie. Si tratta di un percorso di sostegno che guarda alla difficoltà non solo dal punto di vista del ragazzo che trascorre troppe ore online, ma anche da quello dei genitori, che spesso si trovano disorientati di fronte al disagio vissuto dai figli, privi degli strumenti necessari per intervenire.
Scopo dell’intervento non è semplicemente quello di fissare limite e regole per “ridurre l’uso degli schermi”. Piuttosto, l’intento è quello di guidare i ragazzi perché apprendano a gestire la tecnologia come risorsa e non come via di fuga dal mondo. Allo stesso tempo, il percorso offre ai genitori uno spazio di confronto in cui esprimere i propri dubbi, acquisire strategie concrete, recuperare il dialogo e sentirsi meno soli di fronte alle difficoltà educative.
