Gli esperti dicono che le mascherine non servono, gli esperti dicono che le mascherine servono, gli esperti dicono che la pandemia non finirà, gli esperti dicono che il virus è mutato, gli esperti dicono che il lockdown serve, gli esperti dicono che il lockdown non serve: se c’è una cosa che la pandemia ci lascerà sarà una notevole sfiducia negli “esperti” che vediamo ogni giorno sui mass-media e nei social dire tutto e il contrario di tutto.
Quali sono le caratteristiche che ci permettono di definire una persona “esperto”?
La definizione della parola esperto è: “che ha esperienza” (Treccani). Quindi se cerchiamo la definizione di esperienza troviamo: “Forma di conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso e la pratica, di una determinata sfera della realtà” (Treccani). Attraverso questa relazione possiamo perciò delineare una correlazione diretta tra esperto e conoscenza.
Soggetta all’effetto Dunning-Kruger, tuttavia, è proprio la conoscenza. Si tratta di un effetto ai più sconosciuto e che si è iniziato a divulgare proprio in occasione di questo moltiplicarsi di esperti. In parole povere l’effetto di Dunning-Kruger è quella dinamica per cui le persone incapaci o incompetenti, non conoscendo approfonditamente “una determinata sfera della realtà”, e quindi non avendo la cognizione di quale sia il divario tra la loro non conoscenza e quella di chi padroneggia realmente l’argomento, tendono a sovrastimare in modo esagerato le proprie conoscenze. Abbinando l’effetto di Dunning-Kruger che colpisce i (non) esperti alla sindrome dell’impostore (P. Clance e s. Imes, ’78), ovvero quella dinamica per cui chi è competente e talentuoso, tende a sottovalutarsi sentendosi costantemente inadeguato e quindi – viste le sue mancanze -un impostore. Ci ritroviamo i (non) esperti, sicuri di se, che dettano le regole e gli esperti che, dubitare di se stessi e delle proprie capacità, non riescono mediaticamente a emergere.
Il ruolo dei mass-media nella “creazione” di esperti
Le persone, specie nello smarrimento generale che può generare una pandemia globale, sono sempre alla ricerca di risposte così i mass-media ed i social tendono a favorire chi ha sistematicamente la risposta pronta. L’esperto che non può rispondere immediatamente alle domande, in quanto sa di non avere le risposte opportune al momento, fa meno appeal di un (non)esperto che invece ha l’asso nella manica con la sua spiegazione ignorante ma allettante. Per questa ragione vediamo crescere all’altezza degli esperti una pletora di (non)esperti e tutto questo è merito di un trafiletto aggiunto in fase di montaggio con l’indicazione “esperto di…” provocando un disorientamento generale ed un senso di sfiducia negli “esperti” che dicono tutto ed il contrario di tutto.
Come combatterli
Il “so di non sapere” attribuito a Socrate è quanto mai attuale in certi contesti. Contrariamente a quanto potremmo immaginare – o sperare – la conoscenza non è totale e di conseguenza gli esperti non hanno sempre la risposta pronta. Spesso un “non lo sappiamo” qualifica molto più un esperto rispetto alla risposta pronta di un (non)esperto sta ai più accoglierla e metabolizzarla in attesa di una risposta veritiera che solo il metodo scientifico, con i suoi tempi lunghi poco attuali al “tutto e subito” che ci pervade, potrà fornirci.