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Gli inizi: Adidas Predator
Correva l’anno 1994 e ogni appassionato del rettangolo verde si sta ancora mangiando le mani per i rigori contro il Brasile, nella finale dei mondiali. Molti meno, forse, si ricorderanno che un giovane David Beckham fece scoprire al mondo un paio di scarpe particolari, le allora sconosciute Adidas Predator. Per diversi anni ancora, tuttavia, non si imposero nel panorama calcistico internazionale, ma dovettero aspettare l’edizione speciale, lanciata per i mondiali del 2002 (anch’essi funesti, per i colori azzurri). Adidas presentò infatti varie generazioni di Predator, fino ad arrivare alla sesta: le Adidas Predator (le trovi qui soccerhouse24.com) Mania. Probabilmente, mai nome fu più azzeccato: rappresentarono una vera e propria mania, tanto che chiunque voleva indossarne un paio, proprio come la maggior parte dei suoi idoli calcistici. Il motivo principale per cui furono così apprezzate e per cui sono ancora oggi ricordate è forse la loro colorazione: il Japan Blue!
Luci della ribalta
Come hanno fatto le Predator a scaldare i cuori di ogni appassionato e a diventare le scarpe più diffuse e popolari del momento? Per quanto fossero accattivanti esteticamente, infatti, i giocatori ricercavano senz’altro anche qualità diverse e Adidas fece un gran lavoro con l’innesto di nuove tecnologie specifiche, soprattutto per quanto riguarda suola e tomaia. Un mix di questi fattori fece quindi spopolare la sesta generazione tanto ai tifosi quanto ai calciatori. Più nel dettaglio, alcuni elementi diedero particolare risalto alla silhouette della scarpa e contribuirono a farla divenire una vera e propria leggenda. La linguetta, vera e propria caratteristica iconica delle Predator (è qui che Beckham rivoluzionò il modo di sistemarla, dando di fatto inizio alla mania): domina su tutta la scarpa, ricoprendo completamente l’allacciatura. Cambia quindi l’estetica della calzatura e ne stravolge anche altre componenti, pur senza rinunciare alla qualità e alle pelli premium, in particolar modo per la tomaia. Il prodotto, quindi, è fantastico, ma Adidas fece un lavoro mirabile per pubblicizzarlo al meglio: concentrò su quel modello tutte le attenzioni, tanto che la maggior parte dei grandi campioni di quegli anni avrebbe dovuto indossarne un paio. Così, milioni di fan in tutto il mondo sognavano le scarpe dei loro eroi, sognavano di ripiegare la linguetta in avanti come Beckham e di conservarle come una reliquia. Da Corea e Giappone ’02, Zidane, Raùl, Del Piero, Ballack e tantissime altre leggende fecero schizzare alle stelle la popolarità delle Predator. La genialità del marketing permise loro persino di sbarcare anche sull’universo dei cartoni, e così eccole ai piedi di Holly, Benji e tutti i loro compagni!
Le Predator di oggi
L’edizione dei mondiali del 2002, tuttavia, fu molto limitata e, per questo, ancor più introvabile e desiderata ancora oggi. Per quanto le Predator si fossero diffuse, infatti, le Mania con la loro particolare colorazione, divennero presto introvabili e Adidas ha periodicamente lanciato delle nuove generazioni (sempre a edizione limitata), con nuovi stili e colori. Questo per la gioia di tifosi e calciatori stessi, specialmente chi nel tempo ha calzato questo modello e non vede l’ora di deliziare i suoi ammiratori con una delle silhouette più amate di sempre. Le edizioni più recenti mantengono così i tratti più caratteristici delle prime uscite, andando però a migliorare materiali, performance e alcuni aspetti importanti, come ad esempio il lavoro svolto sui tacchetti e sulla zona del tallone. Oggi le Predator sono disponibili davvero per ogni gusto ed esigenza: a partire dalle preferenze estetiche, fino a modelli studiati apposta per il terreno dove si useranno o le caratteristiche fisiche e tecniche del calciatore che le indosserà, sia esso un grande campione o un semplice appassionato che calca i campi in terra di provincia, provando a emulare le gesta dei suoi idoli.